La spesa annuale di mantenimento di un portafoglio brevetti, basato su un campione di 1 milione di aziende, si aggira intorno a 250.000 $.
Si tratta del risultato di una indagine che la startup britannica Chiper ha pubblicato sulla rivista IAM. Nell’indagine si fa riferimento principalmente a grandi aziende che però in tema di gestione della proprietà intellettuale e più in particolare in tema di amministrazione del portafoglio brevetti si comportano secondo uno schema dai tratti condiviso.
I portfolio delle big company risultano, infatti, creati prevalentemente a scopo difensivo: le aziende per potersi garantire una posizione nel mercato di riferimento cristallizzano i frutti della ricerca e sviluppo in brevetti, garantendosi così il diritto di impedire ad altri di portare sul mercato il prodotto innovativo o di sfruttare la nuova tecnologia.
Il secondo tratto condiviso dalle grandi aziende è il continuo ricorso alla brevettazione per consolidare la loro reputazione in tema di innovazione e di sviluppo di nuove tecnologie. Brevettando continuamente si garantiscono così il grado di competitività e credibilità che permette loro di attrarre i migliori talenti, i partners più qualificati e i più lungimiranti investitori.
Questi due tratti risultano un incentivo alla strategia adottata spesso dalle grandi aziende e relativa alle cosiddette licenze incrociate (cross licensing). Questo tipo di licenze permettono alle società coinvolte di ottenere il consenso, solitamente gratuito, all’utilizzo dei brevetti, l’una dell’altra, garantendo la libertà di azione ad ognuna delle due parti coinvolte, evitando dispute e formalizzando il potere contrattuale delle big coinvolte.
Ma nonostante i caratteri condivisi dalle grandi aziende e nonostante il fatto che la strategia di cross licensing possa rivelarsi uno strumento efficace, seppur a discapito dei costi, è possibile ottimizzare il portafoglio brevettuale in termini di spesa e qualità?
Per farlo partiamo da una verifica.
Verifica: Come spendi il tuo budget?
Riuscire a definire se il portafoglio brevetti della propria azienda è di qualità permette di ottimizzarne la spesa e definire la migliore strategia brevettuale. Capire su cosa investire, quale brevetto abbandonare o su quali titoli (intesi come brevetti) ridurre i costi è sempre difficile. A questo proposito però può rivelarsi utile un’ analisi puntuale del proprio portafoglio brevetti in modo da individuare cinque possibili segmenti:
- i brevetti a supporto di tecnologie o prodotti che sono commercializzati dall’azienda o rappresentano linee di business della stessa;
- i brevetti che sono dati in licenza a terzi;
- i titoli che non hanno un diretto coinvolgimento nel business dell’azienda, ma che sono stati depositati prevalentemente a scopo difensivo (il che presuppone che sia stata fatta un’ analisi a monte sul panorama brevettuale);
- i brevetti che non hanno un diretto coinvolgimento nel business al momento attuale, ma che si prevede di utilizzare in futuro, o direttamente o per tramite di licenze all’esterno;
- i titoli che non sono utilizzati in modo percepibile da parte dell’azienda.
In questo modo sarà possibile creare un quadro completo che permetta di identificare eventuali aree in cui i brevetti non hanno un valore commerciale per l’azienda, e su cui è possibile andare ad investigare ulteriormente al fine di definire possibili azioni, volte ad un migliore utilizzo degli assets o ad un eventuale ridimensionamento, fino al loro abbandono. Potranno inoltre essere analizzati e ottimizzati anche gli altri settori del grafico, come i brevetti utilizzati o dati in licenza, oppure quelli utilizzati a scopo difensivo o per i quali si prevede un uso futuro. Da tenere presente, anche le necessarie verifiche e revisioni (non prese in considerazione in questo articolo), e relative al portafoglio di brevetti presi in licenza dall’esterno e utilizzati dall’azienda.
Un portafoglio brevetti potrà dirsi di qualità se:
- minimizza il numero di brevetti non utilizzati;
- massimizza il numero dei titoli usati o dati in licenza;
- raggiunge un punto ottimale tra il numero di brevetti utilizzati a scopo difensivo, o che si prevede di impiegare in futuro, e la protezione ottenuta.
Ma quali sono le azioni da fare per avere un portafoglio brevetti di qualità e ottimizzare la spesa IP?
Per poter rispondere alla domanda è necessario analizzare diversi aspetti. Vediamo di capire quali sono e definire cosa è possibile fare per migliorare la qualità del portafoglio IP aziendale.
Azione 1: Allineamento
Quale è la strategia a breve e a lungo termine dell’azienda?
In linea generale, la proprietà intellettuale non è altro che uno strumento nelle mani delle aziende a supporto della loro missione, quindi non c’è verifica migliore che allineare il portafoglio brevettuale alla strategia della propria impresa, soprattutto in termini di lungo periodo; oltre ad una verifica sulle competenze distintive e centrali nelle quali la società si identifica ed è riconosciuta sul mercato.
Questo permette di fare una revisione dei brevetti, soprattutto di quelli non ancora utilizzati o che potranno essere impiegati in futuro nel business aziendale.
A tal fine può rivelarsi utile una ulteriore suddivisione dei titoli in relazione alle tecnologie, in modo da poter individuare eventuali aree brevettuali da rafforzare, da creare ex novo, da dare in licenza o eventualmente da snellire.
Azione 2: Scouting
Esistono opportunità di business in cui sfruttare i brevetti?
E’ importante domandarsi se è possibile individuare, o creare, opportunità di business in cui poter sfruttare i titoli IP o i brevetti non più in linea con la strategia aziendale.
A tal fine può essere utile individuare delle direzioni di scouting tecnologico o potenziali clienti su cui testare le possibilità di business o di licenza di titoli non utilizzati o da utilizzare in modo nuovo.
Inoltre, un approccio e una mentalità volta all’Open Innovation possono facilitare nella definizione di nuovi modelli di business e nell’identificazione di nuovi partners.
Attenzione però, le nuove opportunità di business devono essere tali da non cannibalizzare la posizione della propria azienda sul mercato (ad es. creando dei nuovi competitors). In questo quadro lo scouting potrebbe essere indirizzato verso l’individuazione di nuove acquisizioni proprio sulla base dei portafogli brevettuali, al fine di portare a valore i propri titoli.
Infine, definire priorità e tempi in base alle diverse direzioni strategiche può rivelarsi utile, oltre ad un’analisi del possibile ritorno delle operazioni di sviluppo e sfruttamento dei titoli IP in termini di immagine e di rafforzamento del brand aziendale.
Azione 3: Intelligence
Esistono nuove direzioni di mercato non ancora analizzate?
Sviluppare un pensiero strategico, attività chiave assieme alla flessibilità, per i leader di oggi, richiede di rivedere e ripensare periodicamente al proprio portafoglio brevettuale in modo da individuare per tempo possibili attività di miglioramento o nuove opportunità.
In questa ottica, le analisi competitive (ossia la risposta alla domanda: esistono concorrenti di cui fino a ieri non ne conoscevo l’esistenza?) o la definizione di nuovi scenari, possono rivelarsi strumenti utili per individuare nuove tendenze, possibili terreni di sviluppo e cambiamenti in atto in settori di potenziale interesse per l’azienda e in cui portare a valore alcuni dei propri titoli IP o per crearne di nuovi.
Azione 4: Innovazione
Quale è la qualità dei brevetti del portafoglio aziendale oggi?
Un ulteriore aspetto che va tenuto in considerazione durante l’analisi del portafoglio brevettuale è relativo alla qualità dell’innovazione e dei titoli IP della propria azienda.
In tema di qualità dell’innovazione, ricerche di arte nota risultano utili nella misura in cui sono volte ad indirizzare gli sforzi della ricerca e sviluppo in direzioni valide, nuove e originali, soprattutto per le idee non ancora pronte per il mercato; mentre analisi competitive, volte a comprendere il potenziale impatto dell’invenzione, risultano fondamentali per minimizzare i rischi associati ad un nuovo investimento in caso di idee di più immediata applicazione.
In tema di qualità dei brevetti, porto un esempio: un titolo che impiega quasi dieci anni per arrivare a concessione, con un rapporto di ricerca che non lascia dubbi in relazione alla limitata novità e originalità dell’invenzione, probabilmente poco interessante per il mercato, e in una direzione non strategica per l’azienda, non può definirsi un brevetto di qualità (* nota a fine sezione). Se anche un utilizzo mediatico del brevetto dovesse rivelarsi infruttuoso, allora prendere in considerazione l’idea di abbandonare il titolo può essere degna di nota.
Il tema della qualità dei brevetti, e su come questa possa misurarsi, è ancora oggi un argomento aperto. Ad ogni modo è generalmente riconosciuta la qualità di un titolo IP sulla base di tre aspetti:
- legale
- tecnico
- di rinomanza
Un brevetto risulta essere di qualità maggiore, da un punto di vista legale, se: ha impiegato relativamente poco tempo dal deposito alla concessione; le sue rivendicazioni non hanno subito modifiche sostanziali durante il processo di concessione; ha una elevata estensione in termini geografici; ha una vita utile elevata; ha un buon numero di rivendicazioni.
Un brevetto risulta essere di qualità maggiore, da un punto di vista tecnico, se la classe a cui appartiene è viva e attiva nel contesto attuale, il che si traduce in una classe estesa, in continuo aggiornamento, e che registra un buon numero di transazioni di brevetti, in relazione al settore tecnologico.
Un brevetto risulta, infine, essere di qualità maggiore, dal punto di vista della rinomanza, se viene citato da altri brevetti o dagli esaminatori in un numero consistente di volte, rispetto agli altri titoli del settore. Un ulteriore elemento di qualità del titolo deriva dall’arte nota citata in descrizione, e più in particolare dal numero di brevetti o articoli scientifici a cui fa riferimento e da cui prende le mosse l’invenzione, soprattutto nel caso di titoli americani.
( * non significa che il brevetto sia inutile, ma in termini di ottimizzazione di un portafoglio titoli questo genere di brevetti può avere una vita difficile e altrettanto complicata può essere la sua valorizzazione.)
Azione 5: Politiche
Quali sono le politiche aziendali in tema di innovazione e brevetti?
Un ultimo aspetto da tenere in considerazione è relativo alle politiche aziendali in tema di innovazione. E in particolare, al fine di costruire un portafoglio brevetti di qualità è opportuno evitare incentivi e politiche volte alla premiazione del numero dei brevetti. Più utile invece la valorizzazione della qualità dei titoli IP, dei riflessi che questi possono avere sul business dell’azienda e di conseguenza sulla qualità dell’innovazione.
Closing
Abbiamo visto come le grandi aziende tendono ad essere concentrate su una strategia brevettuale di tipo difensivo e reputazionale, che porta a portafogli brevettuali molto estesi e dai costi importanti, senza però dare una indicazione della effettiva qualità dei titoli IP e dell’innovazione.
Un’ analisi puntuale del portafoglio può essere di aiuto nella comprensione dell’insieme dei titoli IP, e su come questi vengono impiegati nel business: come l’utilizzo diretto, in licenza, l’utilizzo difensivo, l’utilizzo futuro o il non utilizzo.
Questo quadro dà la possibilità di riformulare in modo strategico la costruzione e l’uso del portafoglio IP, in particolare: allineando la strategia aziendale di lungo periodo alla strategia di proprietà intellettuale, identificando opportunità di business per la valorizzazione dei titoli, analizzando in modo periodico il mercato e i competitors e valutando la qualità dei brevetti dell’azienda, per individuare eventuali zone di miglioramento. In questo modo è possibile aumentare la qualità dei titoli IP e dell’innovazione in toto, con un’attenzione alle politiche aziendali sul tema.
E se scopro che ho un portafoglio IP di bassa qualità?
Il primo passo è iniziare ad integrare la proprietà intellettuale nei processi di innovazione (Open Innovation inclusa) in modo da allineare la strategia IP alla strategia aziendale, e definire quando ha senso utilizzare la proprietà intellettuale.
Ad oggi oltre il 50% dei brevetti nei portafogli IP delle aziende non hanno un utilizzo diretto nel business delle imprese, a testimonianza di quanto ancora si debba agire in termini di gestione consapevole della proprietà intellettuale nelle aziende: gestione che ha il beneficio di portare ad una razionalizzazione delle spese, e ad un incremento del valore degli assets, intangibili, dell’impresa.
I brevetti sono asset
solo se sono costruiti
per essere sfruttati
Per approfondimenti:
- How many patents are enough? By N. Swycher and S. Harris with IAM (IP management)
- Open business models by Chesbrough (innovation & IP management)
- GIM Institute Handbook (innovation management)
- Comparative Patent Quality and the Prior Art Gap by Colleen Chien (innovation & IP management)
- How Patents Drive Innovation at Facebook by Jeremiah Chan (innovation & IP management)
- 23 key strategy activities by Gartner (leaders & people management)
- 5 attività da non delegare by Lenovys (leaders &people management)
- Take the right risk to grow by Gartner (legal and risk management)
Vedi anche:
- Facebook patent shopping 2019: realtà virtuale, data ranking, pseudo satelliti e mercato cinese (qui)
- Monetizzare l’innovazione con invenzioni outside-in (qui)
- Proprietà intellettuale per azzerare l’impatto della catena di distribuzione (qui)
- 1000 x 4 patents by EDF, ENI, Engie and Enel (qui)